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Succede solo a Bologna APS | Dante e Bologna
Molti sono i luoghi danteschi a Bologna creato, molti si svelano sui muri, nelle strade del centro, attraverso lapidi che riportano citazioni di Dante Alighieri nelle sue opere, a partire dalla Divina Commedia, ovviamente. Non sappiamo quando il Sommo Poeta sia venuto in città, ma dalla precisione delle sue parole si intuisce che conoscesse bene Bologna, non a caso è la città più citata nelle opere dantesche dopo Firenze.
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Molti sono i luoghi danteschi a Bologna creato, molti si svelano sui muri, nelle strade del centro, attraverso lapidi che riportano citazioni di Dante Alighieri nelle sue opere, a partire dalla Divina Commedia, ovviamente.

Non sappiamo quando il Sommo Poeta sia venuto in città, ma dalla precisione delle sue parole si intuisce che conoscesse bene Bologna, non a caso è la città più citata nelle opere dantesche dopo Firenze.

La Garisenda

«Qual pare a riguardar la Garisenda sotto il chinato quando un nuvol vada sovr’essa sì ch’ella in contrario penda, tal parve Anteo a me, che stava a bada di vederlo chinare…» (Dante Alighieri, Inferno, canto XXXI).

Il viaggio nei luoghi danteschi non poteva che cominciare dalla Torre Garisenda, che insieme all’Asinella svetta nel centro di Bologna.

La celebre Torre è citata anche nella Divina Commedia, quando Dante si trova nel “Pozzo dei giganti”, puniti per essersi opposti a Dio, tra l’ottavo e il nono cerchio. In questa occasione il Sommo Poeta scorge il gigante Anteo che sporge dal pozzo e lo paragona, appunto, alla Torre Garisenda. A ricordo di questa citazione, sul lato orientale della Torre è stata affissa una lapide che riporta i versi della Divina Commedia.

E questa non è l’unica citazione che lega Dante alla Garisenda! Quest’ultima viene citata anche in un sonetto, nel quale Dante maledice i propri occhi perché si son distratti a guardar la Garisenda e non si sono concentrati sulla Torre degli Asinelli.


Santo Stefano

Nessuna iscrizione o lapide e nessun verso da citare, ma un riferimento a Dante è presente anche nella Basilica di Santo Stefano. Sembra infatti che uno dei suoi capitelli, con le sue forme mostruose, abbia ispirato la figura degli Indovini nella Divina Commedia.


Basilica di San Domenico

«Domenico fu detto ed io ne parlo si come dell’agricola che cristo elesse all’orto suo per aiutarlo» (Dante Alighieri, Paradiso, canto XII).

Da Santo Stefano a San Domenico. Sul pavimento della Basilica, all’ingresso della cappella dove è custodita la celebre Arca di San Domenico, si trova l’iscrizione che riporta i versi del XII canto del Paradiso, che si svolge nel Cielo del Sole, dove si trovano gli spiriti sapienti. In questo canto San Bonaventura da Bagnoregio descrive proprio la vita di San Domenico di Guzman.


Via Arienti

«Qui fu il luogo dei frati godenti della milizia di S. Maria Gloriosa di cui si cinsero Loderingo degli Andalo’ Catalano de’ Catalani, riformatori del Comune, i quali tentarono di imporre la pace tra le fazioni incontrando nell’ardua lotta lo scherno del popolo e il grave giudizio di Dante. Inferno canto XXIII».

Passeggiando per via Arienti ci si può imbattere, al civico 40, in questa lapide affissa, che ricorda la presenza del Convento dei Frati Gaudenti, ordine militare e ospedaliero sorto a Bologna nel XIII secolo. Tra i suoi principali promotori c’era Loderingo degli Andalò che Dante colloca all’Inferno, nella sesta bolgia dell’ottavo cerchio, tra gli ipocriti, dove è costretto a vagare per l’eternità coperto da cappe di piombo pesantissime.


Porta Maggiore

«Qui passa l’antica via romana detta dal popolo “Strada Maggiore” e con tal nome ricordata dal dante nel “De Vulgari Eloquentia” dove distinguendo il parlare degli abitanti di questa contrada da quello degli abitanti del borgo di S. Felice sentiva nella varietà dei dialetti l’armoniosa unità della lingua italiana».

Non solo Divina Commedia, alcuni luoghi di Bologna richiamano anche altre opere di Dante. Sulla parete di Porta Maggiore si trova una lapide che ricorda quando Dante sottolineò, nel De Vulgari Eloquentia, il diverso modo di parlare tra gli abitanti di via San Felice e quelli di Strada Maggiore, pur vivendo nella stessa città.


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