Creature di fantasia, animali veri, che solitamente abitano Paesi lontani o, al contrario, vivono proprio vicino a noi: Bologna può offrire all’occhio più attento tanti animali, grandi e piccoli, da ammirare (anche se in pietra, bronzo o terracotta!).
I delfini del Nettuno
Il primo esempio di animali rappresentati in città lo troviamo in uno dei simboli di Bologna: il Nettuno. Al Zigànt nella piazza che porta il suo nome è infatti accompagnato da quattro sirene e altrettanti putti che rappresentano i corsi d’acqua dei continenti allora conosciuti: i fiumi Gange, Nilo, Rio delle Amazzoni e Danubio. I putti sono rappresentati mentre sorreggono un delfino ciascuno. Non solo, le quattro sirene, o nereidi, si trovano a cavallo di altrettanti animali marini.
Ecco, dunque, i primi fantastici animali ritrovati a Bologna…e che animali!
I Marzocchini
Andando davanti alla Basilica di San Francesco si possono notare alcuni leoni in bronzo che si trovano sulla cancellata dietro l’abside della Basilica di San Francesco.
Furono realizzati all’inizio del Novecento, nel 1912, da Alfonso Rubbiani. Il nome di questi leoni può sembrare strano: vengono infatti chiamati “marzocchini”. Il motivo è da ricercare in un’opera simile, da cui lo stesso Rubbiani prese ispirazione, ovvero il celebre Marzocco di Firenze, scolpito da Donatello.
Gli elefanti di Palazzo Fantuzzi
È possibile trovare degli elefanti a Bologna? Sì, in via San Vitale, a Palazzo Fantuzzi. Sulla sua facciata, costruita a partire dal 1521 per volere di Francesco Fantuzzi forse su progetto del Formigine ma attribuita anche al Peruzzi o al Serlio, si trova infatti un elefante che sorregge una rocca. L’animale è scolpito nelle nicchie del piano superiore e allude allo stemma della famiglia Fantuzzi.
Il cane Tago
La sua storia nasce in via Oberdan per “trasferirsi” poi al Museo Civico Archeologico sottoforma di statua in terracotta. Parliamo del cane Tago, un animale protagonista di una leggenda ancora tramandata. Si narra che Tago fosse il cane del padrone di Palazzo Bersani, il marchese Tommaso de’ Buoi. I due erano molto affezionati e l’animale sentiva molto la mancanza del padrone durante le sue assenze. Tanto che, una volta, al rientro del marchese, Tago, impaziente di rivederlo, non riuscì ad aspettare e si buttò giù dalla finestra, morendo.
Tommaso de’ Buoi decise allora di far realizzare una statua in memoria del suo Tago, rappresentato come se stesse guardando all’orizzonte in attesa del padrone. La statua in terracotta oggi è appunto conservata al Museo Civico Archeologico.
Il gallo di San Pietro
Cosa ci fa un gallo in Santo Stefano? Sembra strano, eppure vitando questo Complesso ci si può imbattere in un gallo di pietra risalente al XIV secolo. Si trova nel cortile di Pilato, così chiamato per rievocare la passione di Cristo, sotto il porticato. L’animale si mostra in cima a una colonna al centro di una finestra. Viene chiamato “Gallo di San Pietro” per ricordare l’episodio del rinnegamento di Gesù da parte di Pietro.
I falchi di San Petronio
Da quelli in pietra o bronzo a uno in carne ed ossa. Per trovare un animale vero bisogna andare nella Basilica di San Petronio. Qui nel 2007 ha nidificato una coppia di falchi pellegrini. Una “casa” un po’ speciale per questi volatili, che ben 15 anni fa ha scelto di stabilirsi sul davanzale di una delle finestre del campanile di San Petronio e guardare tutti dall’alto di uno dei monumenti più conosciuti di Bologna.
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